L’emogasanalisi arteriosa, spesso definita con l’acronimo EGA, è una procedura diagnostica che valuta differenti parametri utili per constatare lo stato di salute del paziente. Tale analisi, che si svolge su un campione di sangue arterioso, consente di stabilire l’ossigenazione, il pH, l’equilibrio acido-base e la concentrazione di anidride carbonica, acido lattico ed elettroliti. Questo test è cruciale per la gestione di soggetti che sono in condizioni di emergenza, ma viene svolto anche su pazienti con malattia cronica in presenza di specifici sintomi. Di norma l’emogasanalisi si effettua per valutare lo stato di patologie respiratorie, cardiache e metaboliche.
Cos’è l’emogasanalisi
L’emogasanalisi arteriosa sistemica consta di un prelievo di sangue arterioso, dal quale si possono desumere dei parametri che consentono di comprendere lo stato di salute del paziente. Questo esame non permette, da solo, di fare diagnosi ma deve necessariamente essere associato a una valutazione complessiva del soggetto. In particolare, il medico dovrebbe valutare anche la frequenza respiratoria, il tipo di respirazione, l’aspetto e la postura generale della persona e fare una anamnesi. Quest’ultima serve per comprendere la presenza di patologie sistemiche in essere che possono influenzare i risultati dell’emogasanalisi.
Come si esegue l’emogasanalisi arteriosa
L’emogasanalisi viene effettuata sul sangue arterioso, quello che è stato ossigenato dai polmoni e poi trasportato verso la periferia. Questo esame specialistico viene eseguito in ospedale o in ambulatorio da parte di personale preparato. Prima del prelievo non occorre una preparazione specifica si consiglia solo di:
- sospendere l’erogazione di ossigeno almeno 30 minuti prima dell’analisi, se il paziente è sottoposto a ossigenoterapia;
- comunicare l’utilizzo di farmaci anticoagulanti che potrebbero rendere difficile la coagulazione del sangue e determinare un’emorragia.
L’emogasanalisi, di norma, si esegue a livello del polso, sull’arteria radiale in presenza di positività del test di Allen. Quest’ultimo è una semplice manovra che valuta la bontà della circolazione collaterale: il sanitario tiene premute sia l’arteria radiale che quella ulnare ponendo l’arto del soggetto in verticale, così da bloccare momentaneamente la circolazione sanguigna a livello della mano. Quando una delle due arterie viene liberata e la mano riacquista il suo colorito roseo il test è considerato positivo e si può procedere al prelievo. Se il test di Allen risulta negativo il sangue si preleva nella parte interna del gomito a livello dell’arteria brachiale o nell’inguine dove si trova l’arteria femorale. Il campione, per prevenire la contaminazione, viene raccolto in condizioni anaerobiche e la sua analisi viene fatta in tempi brevi.
Complicazioni
L’emogasanalisi è un esame sicuro ma può creare dolore in chi lo subisce perché le arterie hanno una maggiore sensibilità rispetto alle vene. Qualora il medico ne riscontri il bisogno, può applicare un anestetico locale per ridurre il disagio del paziente.
Le complicanze maggiormente diffuse dell’emogasanalisi sono costituite da ematomi nella sede del prelievo, dovuti a un accumulo di sangue sottopelle. Ciò potrebbe essere evitato pressando con un batuffolo di cotone l’area dopo aver estratto l’ago.
Più raramente, invece, si verificano:
- infezioni;
- danni vascolari, causati da prelievi ripetuti a livello dell’arteria radiale. Per questo motivo bisognerebbe alternare i siti di prelievo quando è necessario ripetere più volte l’esame.
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Quali sono i principali parametri valutati dall’emogasanalisi
L’emogasanalizzatore, la macchina utilizzata per analizzare il sangue arterioso durante un esame di emogasanalisi riesce a fornire, in poco tempo, il valore di differenti parametri.
Quelli di maggiore interesse clinico sono:
- Pressione parziale di ossigeno (PaO2) rappresenta la quantità di ossigeno disciolto nel sangue arterioso. Valori normali sono compresi tra 75 e 100 mmHg. Livelli sottosoglia possono indicare ipossia, mentre quelli troppo alti potrebbero essere dovuti al fatto che non si è interrotta la terapia con l’ossigeno prima dell’analisi.
- Pressione parziale di anidride carbonica (PaCO2) rappresenta la quantità di anidride carbonica disciolta nel sangue arterioso. Valori normali sono compresi tra 35 e 45 mmHg. Valori sopra soglia indicano ipoventilazione e acidosi respiratoria, mentre quelli bassi inducono a pensare a iperventilazione e alcalosi respiratoria.
- pH, è un parametro che valuta l’acidità o alcalinità del sangue. Valori normali si collocano tra 7,35 e 7,45. Un pH inferiore a 7,35 è sintomo di acidosi, mentre un pH superiore a 7,45 indica alcalosi.
- Bicarbonato (HCO3-) una sostanza basica presente nel sangue importante nel mantenimento dell’equilibrio acido-base. I valori normali si collocano tra 22 e 26 mEq/L, sotto questa soglia si parla di acidosi metabolica, mentre sopra di alcalosi.
- Saturazione di ossigeno (SaO2), questo parametro indica la percentuale di ossigeno legata all’emoglobina. I valori normali si attestano tra il 95% e il 100%, sotto questo range si può pensare a ipossiemia.
Ulteriori parametri che l’emogasanalisi può valutare
L’emogasanalisi può fornire anche informazioni su:
- rapporto P/F, la P indica la pressione parziale di ossigeno mentre la F è l’indice di Horowitz e indica la gravità della patologia polmonare. Un valore normale di P/F si attesta su 450, al di sotto di 200 si può pensare alla presenza di un’insufficienza respiratoria.
- Lattati, costituiscono un prodotto di scarto del metabolismo cellulare. Quando il medico si trova davanti a una non ottimale produzione di energia questo parametro risulta essere alterato. Ciò è segno che l’eliminazione dei lattati non è efficace o la loro produzione è eccessiva.
- Elettroliti, tra cui sodio, potassio, calcio e cloro. Tali specie possono essere valutate anche con un prelievo di sangue venoso ma con l’emogasanalisi si possono ottenere i risultati più velocemente. Questo parametro è importante per i pazienti dializzati.
Quando fare l’emogasanalisi
L’emogasanalisi può essere fatta in emergenza o nel corso di un ricovero per valutare lo stato di salute del paziente. Di norma l’esame si svolge in concomitanza di specifici sintomi, come dispnea e iperventilazione, o se si sospetta un’alterazione dell’equilibrio acido-base.
In particolare, l’emogasanalisi andrebbe eseguita in presenza di:
- patologie croniche respiratorie, come asma, fibrosi cistica o Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), per valutare lo stato di ossigenazione e ventilazione.
- Patologie croniche metaboliche, come insufficienza renale o diabete, per tenere sotto controllo l’equilibrio acido base.
- Situazioni di emergenza, come lesioni a testa e collo oppure overdose da farmaci o droghe.
- Patologie infettive polmonari, come polmonite o COVID19.
L’emogasanalisi è importante anche per la valutazione preoperatoria, in quanto consente di prevedere il rischio di complicanze in soggetti con problemi respiratori o metabolici. Tale esame potrebbe essere eseguito, inoltre, per monitorare i pazienti critici, per valutare l’efficienza della ventilazione meccanica o la risposta a una terapia.
Quali scenari si possono individuare con l’emogasanalisi
I risultati dell’emogasanalisi arteriosa consentono al medico di individuare alcune alterazioni dei meccanismi fisiologici. Gli scenari clinici che più di frequente si presentano sono:
- acidosi respiratoria, caratterizzata da pH basso e da PaCO2 alto. Ci si trova davanti a questa condizione quando l’anidride carbonica si accumula nel sangue a causa di una ventilazione insufficiente. Questo quadro può verificarsi in concomitanza di BPCO o depressione respiratoria.
- Alcalosi respiratoria, caratterizzata da pH alto e da PaCO2 basso. Si presenta quando in seguito a una ventilazione eccessiva viene eliminata troppa anidride carbonica. Tale situazione può manifestarsi durante attacchi di panico o iperventilazione.
- Acidosi metabolica, caratterizzata da pH basso e da HCO3- basso. Si verifica quando c’è un accumulo di acidi nel corpo o una massiccia perdita di bicarbonato. Ciò può accadere nell’insufficienza renale, nella chetoacidosi diabetica o nella diarrea severa.
- Alcalosi metabolica, caratterizzata da pH alto e da HCO3- alto. Tale circostanza può presentarsi quando c’è un’eccessiva perdita di acidi o un aumento di bicarbonato. Questa condizione può manifestarsi nel vomito prolungato o in concomitanza di un abuso di diuretici.
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Emogasanalisi e pulsossimetria: due esami a confronto
L’emogasanalisi e la pulsossimetria sono due esami che possono valutare la quantità di ossigeno nel sangue. L’impatto sul paziente dell’uno o dell’altro e anche i risultati che si possono ottenere, però, sono molto diversi ecco perché vale la pena metterli a confronto:
- l’emogasanalisi è un esame invasivo in quanto ha bisogno di un prelievo di sangue arterioso per essere effettuato. Oltre all’ossigenazione del sangue fornisce altri parametri come il pH, la concentrazione di lattati, bicarbonati ed elettroliti, ecc. Inoltre, è importante considerare che il referto sarà la fotografia dello stato di salute del paziente in uno specifico attimo, quello in cui viene fatto il prelievo.
- La pulsossimetria è un esame non invasivo, viene utilizzato un sensore che si fissa al dito o al lobo dell’orecchio. Ciò consente di fare una misurazione continua e valutare come cambiano i parametri.
Da ciò si comprende come i due esami, pur sembrando simili, sono differenti in quanto l’emogasanalisi può fornire dei valori che la pulsossimetria non può dare, come i livelli di elettroliti e il pH sanguigno. La pulsossimetria, invece, rilevando i cambiamenti di ossigenazione del sangue nel tempo, aiuta a comprendere se tale parametro varia in specifiche condizioni, ad esempio uno sforzo fisico effettuato dal paziente.
Qual ‘è il futuro di questa procedura diagnostica?
La tecnologia dell’emogasanalisi arteriosa è stata investita da significativi progressi negli ultimi anni. Gli emogasanalizzatori moderni sono più veloci, più accurati e richiedono quantità minori di campione rispetto ai modelli precedenti. Inoltre, la miniaturizzazione dei dispositivi ha portato allo sviluppo di macchinari portatili che possono essere usato anche al letto del paziente.
In futuro, si prevede che questo esame possa essere soggetto a ulteriori innovazioni grazie all’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale (AI), che consentiranno l’interpretazione automatizzata dei risultati, in questo modo migliorerà la precisione e verrà ridotto il tempo di lettura del campione