L’asbestosi si configura come una malattia polmonare cronica irreversibile dovuta all’inalazione di polvere di amianto, detto anche asbesto. Si può definire una patologia professionale in quanto la maggior parte dei malati è costituita da lavoratori che sono entrati in contatto con questa sostanza in cantieri o bacini estrattivi. Infatti, l’asbesto in passato veniva usato nell’edilizia, nei cantieri navali e nell’ambito meccanico. Malgrado la sua palese tossicità, attualmente sono ancora molti gli stati che non ne hanno vietato l’utilizzo. In Italia dal 1992 l’amianto non può essere più utilizzato per questioni di salute pubblica, nonostante ciò, l’asbestosi è ancora molto diffusa in quanto si tratta di una patologia che esordisce lentamente, anche ad anni di distanza dall’esposizione. Da questa malattia non si può guarire. Il trattamento è volto a migliorare la sintomatologia e a gestire le complicanze. Se si soffre di asbestosi è indispensabile affidarsi a uno pneumologo per monitorare periodicamente lo stato di salute e migliorare la qualità della propria vita.
Incidenza dell’asbestosi
L’asbestosi è una malattia polmonare interstiziale causata dall’amianto. Per limitare la diffusione di questa sostanza lo stato italiano ne ha vietato l’utilizzo nelle nuove opere. L’asbesto, infatti, è stato largamente impiegato in passato per le sue ottime proprietà isolanti e strutturali. È stato sfruttato non solo nell’edilizia ma anche nel campo meccanico. L’asbestosi, infatti, colpisce principalmente gli uomini, che più di frequente lavoravano nel settore edile, nei cantieri navali, nell’ambito della meccanica e nell’estrazione di questo materiale. La malattia, di norma, esordisce tra i 20 e i 40 anni, ma può manifestarsi fino a 10 anni dopo l’esposizione. La scoperta tardiva dell’asbestosi può essere dovuta anche al fatto che, inizialmente, la patologia dà sintomi molto sfumati e in comune ad altre malattie respiratorie.
Eziopatogenesi dell’asbestosi
L’asbestosi si origina quando vengono inalate fibre di amianto, che sono invisibili a occhio nudo. Queste vengono rilasciate durante la lavorazione del materiale o in concomitanza della sua estrazione. Tale sostanza raggiunge gli alveoli polmonari e vi si sedimenta innescando una risposta infiammatoria. In particolare, vengono richiamati i macrofagi alveolari che cercano di eliminare il corpo estraneo, fagocitandolo, e contemporaneamente rilasciano citochine e fattori di crescita che sostengono la flogosi. Durante questo processo si registra, inoltre, la deposizione di collagene che si sostituisce al tessuto polmonare, generando uno stato di fibrosi. Questo processo nell’asbestosi è molto lento ma, una volta innescato, non si riesce a bloccare, continua anche dopo che il contatto con la sostanza è terminato, ecco perché si parla di una patologia irreversibile. Oltre a generare infiammazione si è visto che l’asbesto è anche direttamente tossico per il tessuto polmonare.
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Altre patologie causate dall’asbesto
L’asbestosi non è l’unica patologia causata dall’amianto, questo materiale è anche un fattore di rischio per alcuni tumori come:
- il mesotelioma, cioè il cancro del mesotelio, la membrana che riveste la pleura, il peritoneo, il pericardio e la superficie esterna del testicolo.
- Il cancro del polmone che ha un’incidenza maggiore se il soggetto è esposto contemporaneamente a fumo di sigaretta e amianto.
- La neoplasia della laringe.
Oltre a queste patologie l’amianto determina anche alterazioni della pleura, a livello della quale crea ispessimenti e placche
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Sintomi dell’asbestosi
L’asbestosi è una malattia progressiva che va peggiorando con il tempo. Il principale sintomo è la dispnea, cioè la mancanza di respiro. Questa, dapprima, è correlata con uno sforzo fisico, ad esempio la pratica dello sport, solo nelle fasi avanzate può comparire anche a riposo. La sola presenza della dispnea, però, non permette di fare diagnosi di asbestosi in quanto si tratta di un sintomo aspecifico e comune ad altre patologie respiratorie.
A questo si possono associare:
- tosse secca persistente dovuta all’irritazione delle vie aeree.
- Dolore toracico, un senso di oppressione a livello del petto.
- Inappetenza e perdita di peso fino ad arrivare a una vera e propria cachessia.
- Affaticamento, derivante dalla ridotta capacità polmonare e dall’ipossia (bassi livelli di ossigeno nel sangue).
Nell’asbestosi si possono manifestare anche delle complicanze cardiache e cardiocircolatorie che potrebbero rendere più complessa la diagnosi.
Diagnosi dell’asbestosi
La diagnosi di asbestosi solo talvolta è immediata, in alcuni casi occorre fare vari accertamenti per individuarla. Ciò è dovuto al fatto che questa patologia ha molti sintomi in comune con altre malattie respiratorie, quindi, lo pneumologo, non si baserà esclusivamente su quanto riferito dal paziente ma si avvarrà anche di esami strumentali. Durante la visita per identificare l’asbestosi è importantissima l’anamnesi, in cui il medico ricostruirà la storia del paziente. In questa si può capire qual è o quale è stata l’attività lavorativa svolta dal soggetto e, di conseguenza, si potrà ipotizzare un contatto con l’amianto. In tale circostanza è importante valutare anche la durata e l’intensità dell’esposizione all’asbesto e l’utilizzo o meno dei dispositivi di protezione individuale, aspetti cruciali per comprendere la gravità della patologia.
Parallelamente a ciò lo specialista di solito analizza più da vicino il tessuto polmonare per comprendere quali danni ha subito. Per farlo può utilizzare:
- la radiografia del torace, un esame non invasivo che impiega i raggi X per individuare le placche pleuriche e gli ispessimenti di questa membrana.
- La Tomografia Computerizzata (TC) che consente di vedere l’area analizzata in tre dimensioni. In questa si possono individuare opacità diffuse e linee sottili, caratteristiche della fibrosi interstiziale, ma si può apprezzare anche la cicatrizzazione del tessuto polmonare.
Nei casi dubbi, per avere una conferma della diagnosi si può procedere a fare un lavaggio broncoalveolare (BAL) seguito da un’analisi del liquido estratto nel quale si possono individuare dei residui di asbesto. In alternativa si può procedere direttamente con una biopsia, nella quale si preleva un pezzo di tessuto polmonare che verrà analizzato per individuare le particelle di amianto.
Trattamento dell’asbestosi
Non esiste una cura per l’asbestosi, infatti, si tratta di una patologia cronica irreversibile. Da tale punto di vista si può solamente agire sui sintomi, migliorando la vita del paziente, con l’utilizzo di farmaci o specifici trattamenti. Inoltre, è molto importante tenere sotto controllo la funzionalità polmonare con visite periodiche. Questo è il motivo principale per cui è indispensabile affidarsi a uno pneumologo che, anche tramite esami di imaging, può valutare se c’è o meno una progressione della patologia.
In generale ai pazienti con asbestosi si consiglia di:
- effettuare l’ossigenoterapia che prevede la somministrazione di ossigeno, un gas che aiuta a contrastare l’insufficienza respiratoria.
- Sottoporsi a una riabilitazione polmonare, che consta di esercizi che aiutano a migliorare le funzionalità respiratorie e di conseguenza ad avere una qualità della vita migliore.
- Vaccinarsi annualmente per l’influenza, il COVID19 e la polmonite, così da prevenire infezioni respiratorie molto diffuse, che, però, potrebbero aggravare la situazione dei pazienti che soffrono di asbestosi.
In casi selezionati lo specialista potrebbe prescrivere dei farmaci che non sono curativi ma hanno il fine di attenuare i sintomi. Tra questi si possono citare gli agenti antifibrotici e gli immunosoppressori, delle terapie che si impiegano anche per trattare altre malattie polmonari interstiziali. Nei casi più gravi si potrebbe pensare a un trapianto di polmone, riservato ai soggetti che non rispondono ad altri trattamenti.
I malati di asbestosi che hanno mostrato di avere delle complicanze cardiache dovrebbero, modificare anche il proprio stile di vita. In particolare, si consiglia di perdere peso se si è obesi o sovrappeso e ridurre il sale nella dieta, che potrebbe favorire la ritenzione idrica e peggiorare l’insufficienza cardiaca.
Prevenzione
In Italia dal 1992 è vietata la produzione e l’installazione di elementi realizzati in amianto ma nel paese ci sono ancora moltissimi manufatti realizzati con questa sostanza. Infatti, la legislazione odierna non obbliga a rimuovere parti di complessi edilizi realizzate con l’asbesto ma ne richiede la messa in sicurezza. Queste aree devono essere coperte con una speciale vernice protettiva in modo tale che le particelle tossiche non si disperdano nell’ambiente. Per dismettere completamente tutto l’asbesto presente sul territorio italiano ci vorranno ancora differenti decenni, questo è il motivo principale per cui sono ancora molti i soggetti che annualmente si ammalano di asbestosi.
I lavoratori che operano nella rimozione dell’amianto sono tenuti a indossare appositi respiratori e sottoporsi a delle radiografie periodiche per valutare la salute dei polmoni. Queste misure permettono di prevenire lo sviluppo della patologia. Nonostante l’amianto sia stato riconosciuto dalla maggior parte degli stati come sostanza tossica, ci sono ancora molti luoghi del mondo in cui si estrae e si usa, alcuni di questi sono Russia, Cina, India e Kazakistan.
L’unico modo per ridurre l’incidenza dell’asbestosi è la prevenzione, quindi è compito dei governi emanare delle leggi ad hoc che vietano l’estrazione e l’utilizzo di questo materiale di cui è stata largamente dimostrata la tossicità.